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„Ho paura, mandate qualcuno!”, supplica più volte Alexandra. L’operatore del 112, il numero delle emergenze, quasi si la rimprovera: „Basta, aspetta un po'”. „È arrivato. È arrivato. È arrivato”, urla per tre volte disperata la giovane 15enne. La pubblicazione dell’audio delle conversazioni tra Alexandra Macesanu, rapita violentata e uccisa lo scorso 24 luglio, e gli operatori del 112 fa montare ancora di più la rabbia in Romania.  

Alexandra era stata rapita mentre faceva l’autostop vicino alla città di Caracal, nel sud del Paese. Per tre volte era riuscita a chiamare il numero di emergenza 112 dicendo di esser stata violentata da un uomo e riuscendo a dare indicazioni sul luogo dove veniva tenuta prigioniera, ma i soccorsi erano arrivati solamente 19 ore dopo l’ultima telefonata, quando ormai non c’era più nulla da fare. All’interno della casa dove sono stati trovati i resti della ragazza, la polizia ha scoperto anche quelli di un’altra persona: Luiza Melencu, 18 anni, scomparsa dallo scorso aprile. Per i due omicidi le autorità hanno arrestato il proprietario della casa – Georghe Dinca, 65 anni, meccanico – con l’accusa di traffico di minori, stupro e omicidio.

Romania, l’ultima chiamata della 15enne stuprata e uccisa: „Aiuto non riattaccate”. Il 112: „Abbiamo altre chiamate”

„Sono stata violentata, per favore venite presto, non so dove sono”. „Che significa? Come credi che riusciamo a trovarti?” le risponde il centralino. „Mi ha portata a Caracal, è uscito ma sta tornando, non riattacchi” ripete la ragazza in preda al panico, riuscendo alla fine a fornire un indirizzo. „Arriveranno tra qualche minuto ma ora riattacchi, abbiamo altre chiamate in linea e non possiamo stare al telefono” taglia corto l’operatrice.

Un caso, quello della morte della giovane Alexandra, che da giorni sta scuotendo la Romania: in migliaia hanno manifestato per protestare contro l’inefficienza e la corruzione del governo. Governo che ora rischia la crisi. Il 30 luglio, dopo nemmeno una settimana dal suo insediamento, aveva dato le dimissioni il ministro dell’Interno, Nicolae Moga. Tre giorni dopo la premier Viorila Dancica ha licenziato la ministra dell’Istruzione, Ecaterina Andronescu. Il motivo? Le parole che la ministra ha pronunciato durante un programma tv: „Mi hanno insegnato a non salire in macchina di persone che non conosco”. Parole „profondamente sbagliate”, ha commentato la premier sul suo profilo Facebook, dando l’annuncio della rimozione della ministra. „Un atteggiamento irresponsabile che non riflette la posizione del governo”.

La serie di carenze sul caso di Alexandra – le tre chiamate da parte della 15enne al numero di emergenza 112 ignorate e le 19 ore che ci sono volute ai soccorritori per arrivare nella casa dove era stata violentata – avevano già provocato le dimissioni del capo della polizia, Ioan Buda, e del direttore del servizio telecomunicazioni, Ionel Vasilca. E pure il presidente della Repubblica, Klaus Iohannis, di centrodestra, si è scagliato contro il governo: „Autore morale del delitto”.